mercoledì 11 febbraio 2009

Che altro ci dice la Lacis?

"Il regista-educatore non deve essere colui che dà dei modi di lavoro rigidi e che utilizza dei giudizi morali ( questo è giusto e quello è sbagliato)". Egli deve essere colui che agisce in modo indiretto lasciando che sia il collettivo ad essere attivo; è proprio nel gruppo che solidarietà e responsabilità si sviluppano.
La Lacis non si oppone alla rappresentazione finale, purchè siano i suoi allievi a chiederla. Non deve essere data per scontata e deve avere una finalità: sono i bambini a voler raccontare e far vedere la loro storia agli altri..è un collettivo che si allarga..
Nel suo metodo educativo da importanza oltre che al gioco di cui vi ho già parlato, all'educazione dei sensi: i bambini imparano e sperimentano attraverso la pittura, la ginnastica, l'improvvisazione e il costruire con le proprie mani.
Dà inoltre grande importanza all'osservazione: impara il maestro osservando i bambini e da quello che vede può capire come strutturare le attività in modo pertinente per gli allievi; imparano i bambini osservando il comportamento dei loro coetanei; imparano a lasciarsi coinvolgere dalla poesia della natura osservandola lungo camminate all'aria aperta..

Il teatro diventa una nuova possibilità di esprimersi che permette di avere un interlocutore che ascolta; dà un'occupazione giornaliera, un gruppo di appartenenza e delle regole positive e costruttive.
L'arte diventa lo strumento attraverso il quale uscire dal disagio, attivando le proprie potenzialità, è un modo di interessarsi e occuparsi seriamente di qualcosa.

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