giovedì 12 febbraio 2009

Erwin Piscator

Piscator è un regista nato nel 1893, che si trova ad operare in un teatro del 900 che è spinto da nuove motivazioni e nuovi mezzi espressivi e un nuovo contatto con il pubblico.
Ciò che egli propone è il teatro politico: è mezzo di trasformazione dell’uomo e della società. Esso ha sempre contenuti sociali e politici, il linguaggio utilizzato è semplice, chiaro, diretto, non ricercato, proprio perché rivolto alla classe operaia, ed è svolto in mezzo alla gente.
È strumento di lotta di una classe sociale, per comprendere la situazione in cui si trova e per dargli degli strumenti necessari per reagire e acquistare una propria identità culturale. Il teatro, perciò, assume una funzione formativa sociale, politica, educativa, nei confronti della classe
sociale più disagiata.


Nel teatro politico, c’è la necessità di uno scambio, di un dialogo continuo, di un rapporto tra chi opera nel teatro e tra coloro a cui è rivolto. Nasce così un senso di responsabilizzazione collettiva verso tale incontro dialettico, che ha come fine la costruzione di una cultura nuova. Il teatro non deve coinvolgere da un punto di vista sentimentale, ma deve essere critico razionale, per dare gli strumenti per capire la società in cui ci si trova e saper reagire.

mercoledì 11 febbraio 2009

Che altro ci dice la Lacis?

"Il regista-educatore non deve essere colui che dà dei modi di lavoro rigidi e che utilizza dei giudizi morali ( questo è giusto e quello è sbagliato)". Egli deve essere colui che agisce in modo indiretto lasciando che sia il collettivo ad essere attivo; è proprio nel gruppo che solidarietà e responsabilità si sviluppano.
La Lacis non si oppone alla rappresentazione finale, purchè siano i suoi allievi a chiederla. Non deve essere data per scontata e deve avere una finalità: sono i bambini a voler raccontare e far vedere la loro storia agli altri..è un collettivo che si allarga..
Nel suo metodo educativo da importanza oltre che al gioco di cui vi ho già parlato, all'educazione dei sensi: i bambini imparano e sperimentano attraverso la pittura, la ginnastica, l'improvvisazione e il costruire con le proprie mani.
Dà inoltre grande importanza all'osservazione: impara il maestro osservando i bambini e da quello che vede può capire come strutturare le attività in modo pertinente per gli allievi; imparano i bambini osservando il comportamento dei loro coetanei; imparano a lasciarsi coinvolgere dalla poesia della natura osservandola lungo camminate all'aria aperta..

Il teatro diventa una nuova possibilità di esprimersi che permette di avere un interlocutore che ascolta; dà un'occupazione giornaliera, un gruppo di appartenenza e delle regole positive e costruttive.
L'arte diventa lo strumento attraverso il quale uscire dal disagio, attivando le proprie potenzialità, è un modo di interessarsi e occuparsi seriamente di qualcosa.

lunedì 2 febbraio 2009

Asia Lacis

Asia Lacis (1891-1979) utilizza il teatro come metodo di riabilitazione, come recupero sociale di quei bambini che sono orfani, abbandonati, e analfabeti. Di quei bambini che sono ospitati negli orfanotrofi, o di quelli che trovano, per sopravvivere in strada, la soluzione nella criminalità.

Come per Makarenko, per la Lacis il Comunismo è fonte di quei valori a cui educare i propri ragazzi. E il teatro diventa un'esperienza sociale che per i bambini passa dall'attività ludica all'ambito lavorativo.

Il gioco è mezzo di sviluppo della creatività; è il primo mezzo di apprendimento di regole sociali. La mediazione di queste regole avviene a volte anche attraverso il conflitto, ma pur sempre attraverso un incontro.

E' sperimentazione delle regole del vivere nella società “degli adulti”.

Il bambino impara ad avere un ruolo attivo per poter affrontare le controversie, impara a “fare da solo” in una crescita delle motivazioni intrinseche e per sviluppare la propria individualità. Ma ad uno sviluppo individuale, corrisponde uno sviluppo collettivo, all'interno di una comunità in cui regna la collaborazione, la fiducia, il senso di responsabilità, il sostegno reciproco, complicità...

mercoledì 7 gennaio 2009

Makarenko

Ciao a tutti.. ho ancora molte cose da dirvi, e molti registi-pedagoghi di cui parlarvi, tra cui Asia Lacis, ma prima di parlarvi di lei, è doveroso dirvi due cose su un altro grande pedagogo..

Anton Semenovic Makarenko nasce nel 1888 in Ucraina. Si diploma come maestro, durante la guerra civile del 1917 e in seguito si dedica al recupero dei ragazzi abbandonati e delinquenti minorili. Fonda la prima colonia Gor’kij in cui inizia la sua esperienza di pedagogista ed educatore sovietico, basandosi su il senso del dovere e su una disciplina militaresca.
Il suo pensiero si basa sull’ideologia marxista-leninista presente in Unione Sovietica dopo il 1917, anno della rivoluzione sovietica.

Lo scopo dell’educazione di Makarenko è quello di creare “l’uomo nuovo”; un individuo al servizio della politica e della società comunista in cui individualismo e collettivo devono coincidere tra loro. (ecco perché viene chiamata anti-pedagogia).

L’uomo può dare risultati positivi dal proprio lavoro solo se educato politicamente e moralmente alla partecipazione della vita sociale e politica. La nascita e la crescita del collettivo è in stretta relazione con la formazione delle singole personalità che lo costituiscono, e viceversa. Un collettivo è legato insieme dal lavoro, da amicizia, dalla vita e dall’ideologia in comune ed è formato da ragazzi di diversa età che insieme si educano, il più piccolo impara dal più grande e viceversa.